Noi abbiamo bisogno di una nuova coscienza ambientale su basi globali. Per fare questo, abbiamo bisogno di educare le persone.

Le microplastiche rappresentano una minaccia globale per la biosfera. Le piccole dimensioni e la lunga persistenza nell’ambiente, unitamente ad una diffusione capillare e alle ancora poche conoscenze scientifiche in materia, rendono questi contaminati un serio problema (leggi anche Un’abbuffata di microplastica: trovata per la prima volta nell’uomo). E cercare di arginare a valle l’inquinamento di queste minuscole particelle non è facile. Gli attuali metodi di bonifica per contrastarle – tra cui filtrazione, incenerimento o processi di ossidazione avanzati come l’ozonizzazione – richiedono tutti un elevato consumo energetico o rilasciano sottoprodotti indesiderati.

Un team di scienziati svedesi è convinto, tuttavia, di aver trovato una soluzione più semplice, economica e sostenibile per rimuovere queste particelle contaminanti dall’ambiente. L’inovazione messa a punto dai ricercatori del KTH Royal Institute of Technology consistete in tecnologia di nanocoating, letteralmente rivestimento su scala nanometrica. Lo studio, pubblicato su Environmental Chemistry Letters (testo in inglese), ha testato la degradazione dei residui di polietilene a bassa densità (LDPE) mediante catalisi indotta dalla luce visibile. L’elemento clou del processo sono dei minuscoli bastoncini (nanorods) in ossido di zinco, un composto chimico inorganico in grado di accelerare diverse reazioni chimiche quando attivato dalla luce. continua a leggere