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29 Maggio 2017
Inquinamento
pio.longobardi

Inquinamento ambientale: situazione in italia

Il cambiamento climatico è reale. La sfida è avvincente. E più a lungo aspettiamo, più difficile sarà risolvere il problema.

Le cause dell’inquinamento ambientale dovute ad eventi naturali riguardano principalmente le sostanze chimiche emesse durante le eruzioni vulcaniche, zolfo, benzene e monossido di carbonio, o sviluppate dagli incendi di boschi e foreste. Tuttavia, anche gli incendi sono spesso causati dall’uomo, per favorire lo sviluppo dell’urbanistica e la costruzione di impianti industriali e infrastrutture. Molto più estese sono le cause di inquinamento ambientale derivate dalle attività umane, dall’industria, dalla produzione di energia elettrica e riscaldamento, dall’agricoltura intensiva e dal traffico automobilistico.

Le sostanze inquinanti presenti nell’atmosfera in forte concentrazione sono il monossido di carbonio, l’ossido e il biossido di azoto, l’anidride solforosa, l’ozono e le polveri, oltre a benzene e idrocarburi in minori quantità, e derivano tutte dalla combustione del petrolio, dai processi industriali, dalle infrastrutture e dagli impianti di refrigerazione e riscaldamento. A rendere più aggressiva l’azione degli elementi inquinanti è la deforestazione, che inibisce la capacità dell’ambiente naturale di assorbire l’anidride carbonica, oltre a provocare forti squilibri all’ecosistema e alla catena alimentare. Inoltre, da non sottovalutare è l’inquinamento acustico: le fonti di rumore intense, dovute al traffico e all’attività industriale, influiscono notevolmente sulla salute e sulla qualità della vita.

Per quanto il fenomeno passi inosservato, l’inquinamento ambientale in Italia tocca livelli altissimi, e provoca numerose vittime. La contaminazione dell’acqua e dell’aria dovuta ai processi industriali, al traffico e alle onde elettromagnetiche, la quantità di rifiuti tossici e le esalazioni chimiche dovute alla loro combustione spesso abusiva (è tristemente noto il fenomeno della Terra dei fuochi), ha provocato l’insorgere di decine di malattie dovute al contatto diretto con gli agenti inquinanti, alle radiazioni ultraviolette e ai cambiamenti climatici.

Le sostanze più diffuse nell’atmosfera italiana sono le polveri, il biossido di azoto e l’ozono, soprattutto nelle aree settentrionali, da Torino a Brescia, ma anche a Roma e nelle città dove il traffico è più intenso. L’inquinamento ambientale in Italia, soprattutto per quanto riguarda la contaminazione dell’aria, è causa di morti premature, di patologie cardiache e respiratorie e del diffondersi di alcune forme di tumore. Fenomeni che, per quanto negli ultimi anni vi siano stati continui miglioramenti, continuano a verificarsi. Una causa determinante è il continuo utilizzo di fonti energetiche dannose, come gasolio, GPL e metano, ma anche pellet e olio combustibile: una situazione che rende sempre più necessario il passaggio a fonti di energia rinnovabile.  continua a leggere

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8 Febbraio 2017
Inquinamento
pio.longobardi

Inquinamento atmosferico nelle città italiane

La natura ci ha donato, e ci sta donando. Adesso tocca a noi a salvarla dal disastro imminente.

Città soffocate dallo smog, dove l’aria è irrespirabile sia d’inverno sia d’estate (tra le principali fonti di emissione il traffico, il riscaldamento domestico, le industrie e le pratiche agricole) e dove l’auto privata continua ad essere di gran lunga il mezzo più utilizzato, se ne contano 38 milioni e soddisfano complessivamente il 65,3% degli spostamenti. È quanto emerge da Mal’aria 2019, il dossier annuale di Legambiente sull’inquinamento atmosferico in Italia che restituisce un quadro puntuale del 2018. Un anno da codice rosso per la qualità dell’aria, segnato anche dal deferimento dell’Italia alla Corte di giustizia europea in merito alle procedure di infrazione per qualità dell’aria e che costerà multe salate alla Penisola. A parlare chiaro sono i numeri: nel 2018 in ben 55 capoluoghi di provincia sono stati superati i limiti giornalieri previsti per le polveri sottili o per l’ozono (35 giorni per il Pm10 e 25 per l’ozono). In 24 dei 55 capoluoghi il limite è stato superato per entrambi i parametri, con la conseguenza diretta, per i cittadini, di aver dovuto respirare aria inquinata per circa 4 mesi nell’anno. La città che lo scorso anno ha superato il maggior numero di giornate fuorilegge è Brescia (Villaggio Sereno) con 150 giorni (47 per il Pm10 e 103 per l’ozono), seguita da Lodi con 149 (78 per il Pm10 e 71 per l’ozono), Monza (140), Venezia (139), Alessandria (136), Milano (135), Torino (134), Padova (130), Bergamo e Cremona (127) e Rovigo (121). Tutte le città capoluogo di provincia dell’area padana (ad eccezione di Cuneo, Novara, Verbania e Belluno) hanno superato almeno uno dei due limiti. La prima città non ubicata nella pianura padana è Frosinone, nel Lazio, con 116 giorni di superamento (83 per il Pm10 e 33 per l’ozono), seguita da Genova con 103 giorni (tutti dovuti al superamento dei limiti dell’ozono), Avellino con 89 (46 per il Pm10 e 43 per l’ozono) e Terni con 86 (rispettivamente 49 e 37 giorni per i due inquinanti).

Un quadro preoccupante che per Legambiente indica l’urgenza a livello nazionale di pianificare misure strutturali capaci di abbattere drasticamente le concentrazioni di inquinamento presenti e di riportare l’aria a livelli qualitativamente accettabili. Misure che spesso oggi mancano, dimenticando così che ogni anno in Europa, stando ai dati dell’Agenzia Europea per l’ambiente, sono oltre 422mila le morti premature all’anno per inquinamento atmosferico e l’Italia si colloca tra i paesi europei peggiori, con più decessi in rapporto alla popolazione, pari a più di 60.600 nel solo 2015. E che i trasporti stradali costituiscono una delle principali fonti di emissioni di inquinanti atmosferici nelle aree urbane – come ricorda l’ISPRA – una mobilità sostenibile consentirebbe di limitare le emissioni in aria dal trasporto stradale garantendo il soddisfacimento della domanda di mobilità dei cittadini.

Per questo per Legambiente la sfida importante che oggi deve affrontare il Paese è quella di fare della mobilità sostenibile il motore del cambiamento e di ripensare le città per le persone, non per le auto – è questo il cambio di paradigma che deve prendere piede nella Penisola. Ed è questo il filo conduttore al centro delle proposte che l’associazione ambientalista ha riassunto in Mal’aria 2019 e incentrate proprio sul tema della mobilità sostenibile, già praticata da alcune città (come Bolzano, Firenze, Pisa, Torino e Milano dove il 50% degli abitanti usa i mezzi pubblici, cammina e pedala). Per Legambiente per far uscire l’Italia dall’emergenza cronica dello smog occorre realizzare in primis un Piano Nazionale contro l’inquinamento con misure strutturali ed economiche di ampio respiro e redigere PUMS ambiziosi ripensando l’uso di strade, piazze e spazi pubblici delle città, creando ampie “zone 30” e prevedendo nuovi spazi verdi nei centri urbani. Inoltre è indispensabile ridurre il tasso di motorizzazione riportandolo ai livelli delle altre nazioni europee, gli incentivi sulle emissioni devono prevedere criteri sociali e per ridurre il parco circolante in Italia si dovrebbe prevedere un bonus di rottamazione per chi vuole rottamare l’auto inquinante senza acquistarne una nuova. Inoltre è fondamentale incentivare davvero la mobilità sostenibile, potenziando il trasporto pubblico locale, urbano e pendolare, prevedere rete ciclabili che attraversino nelle diverse direttrici i centri urbani; ma anche ripensare il proprio stile di vita in una chiave più ecofriendly.  continua a leggere

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